IL MEDITERRANEO UN MARE DA LABORATORIO

VERMOCANEFonti d’informazione scientifica hanno comunicato che i biologi del Centro ellenico per le ricerche marine, in occasione d’immersioni a scopo di studi e ricerche effettuate a largo della costa settentrionale di Creta, raschiando le alghe della roccia, hanno potuto prelevare dei piccoli organismi che vivono sui suoi fondali. Il Mediterraneo, ha spiegato una delle ricercatrici facenti parte del Team, è uno dei mari che è monitorato costantemente, perché è da qui che è partita la ricerca a livello europeo, precisando che da questo mare si riescono a trovare ancora nuove specie. Altre aree marine oceaniche pare che non siano studiate meticolosamente come quella del Mediterraneo. Uno fra i tanti organismi marini che si sono potuti prelevare, è rappresentato dal Vermocane. Questa creatura presenta delle caratteristiche molto interessanti, è ricoperta da setole pungenti, è resistente all’inquinamento ambientale e sopravvive alle acque contaminate da metalli pesanti. I Vermocani che vivono nel Mediterraneo sono generalmente identici a quelli dei Caraibi, ma a quanto pare la loro morfologia e in sostanza differente, la ricerca è rivolta pertanto a capire se appartengono alla stessa specie. In questo contesto fa parte la tassonomia, la scienza che identifica e descrive la specie, pertanto in questo caso sono stati utilizzati metodi all’avanguardia per meglio identificare questa specie, peraltro già conosciuta, ma che presenta delle nuove caratteristiche. Uno dei vermocani catturati è stato inserito in uno scanner di tomografia computerizzata. Questo macchinario in pratica scatta una serie d’immagini a raggi X che li converte automaticamente in un modello virtuale in 3D ad alta definizione del campione. Altresì pare che ci voglia del tempo per realizzare un modello in 3D, attraverso le scansioni radiografiche, una volta terminate le medesime possono essere manipolate sullo schermo e analizzate minuziosamente. Una delle tecnologie questa, all’avanguardia e di tutto rispetto perché consente al team degli scienziati di poter studiare l’organismo vivente in fase 3D, senza doverlo con ciò tagliarlo o aprirlo, come si fa con i metodi tradizionali e obsoleti. Insomma una conquista se così vogliamo definirla, che associa alla ricerca nuove metodologie e nuovi macchinari in grado di soddisfare le esigenze di studio e ricerca oltre che  di rispetto per l’organismo sottoposto a tali operazioni. Il mare, continua a regalarci emozioni e a farci scoprire organismi con caratteristiche diverse e forme di autodifesa, che come nel caso del vermocane può adattasi anche alle condizioni se volgiamo dire estreme; nel frattempo la scienza fa passi in avanti per cercare in qualche modo di rispettare per quello che è possibile gli organismi oggetto di studio.

                                                         Nicola Silvestris